lunedì 23 gennaio 2012

i curiosi dialoghi tra il dottor strizza c. e il buon cristiano bitossi


bene, è giunta l’ora di cominciare a trasferire (yawn..) alcune cose che stavano sul fu splinder da questa parte qua. ho pensato di buttarci dentro i dialoghi tra il buon cristiano bitossi e il dottor strizza c., tanto per gradire (eh), poi magari sarà il turno di altre imprescindibili avventure del cìbì o mirco valdo che sia. oh beh poi ci sono i capitoli di come dormi? come dormi, la notte? e altri post random che vuoi mai che riprendendoli per mano non mi faranno pensare a una cacata sciolta su cumuli di monnezza in via di compostaggio.

tutto in modo disordinato e con tuuuuttaaaaa laaaa leeeenteeeezzaaaa cheeee miiii siiii riiiicooooonooooooosceeeee…

ecco, c’ho messo 2 mesi per scrivere ‘sta cazzata.

rabbocchiamoci le taniche

(questa c’ho messo molto meno eh)



i curiosi dialoghi tra il dottor strizza c. e il buon cristiano bitossi

sì pronto buongiorno sono strizza
salve dottore. sono bitossi. cristiano
come no. ricordo. come sta
‘nzomma
senta sta entrando ora una persona. mi può richiamare più tardi? alla segretaria e non sul mio cellulare, se possibile
no ma guardi la faccio breve. ho deciso di ricominciare le sedute con lei
ah. bene. fissi un appuntamento con
ma non le interessa sapere perché?
le ho detto che
guardi, ci metto un’atomo. pochi minuti fa ero lì che davo il decespugliatore in giardino, noo? si ricorda, il discorso di quanto è importante mettere ordiiineee..?
sì ssì va bene.. e allora?
bene. avevo il lettore mp3, gli auricolari insomma. e durante una canzone mi sono messo a piangere a dirotto. d’improvviso
va bene va bene. venga mercoledì. alle 17. no, alle 18
ma non le interessa sapere che canzone era?
senta bitossi adesso non ho
bologna campione. dino sarti
forse è meglio anticipare. facciamo martedì. anzi, lunedì. stessa ora di prima
perché, la conosce?
cosa?
bologna campione di dino sarti…
senta bitossi, la prego. ho una giornata fitta e c’è una persona seduta che sta aspettando qua di fronte a me. no, non conosco questa canzone e
se vuole gliela canto
mi sta prendendo per il… fondelli, bitossi?
mo no!
allora cosa vuole da me , esattamente
volevo solo dire che ho intenzione di riprendere il nostro percorso
bene. sicuramente le farà bene. a me, non lo so. ma tant’è. ci vediamo lunedì alle 18. passi un buon fine settimana
sperem. giochiamo in casa col par..
(tuu tuu tuu tuu tuu…)


i curiosi dialoghi tra il dottor strizza c. e il buon cristiano bitossi #2

sì pronto buongiorno sono strizza
oh salve dottore
bitossi.. lei…
eh. mi riconosce al volo. comunque anch’io felice di sentirla
cosa vuole bitossi. abbiamo appuntamento lunedì alle 18
lei è una rubrica vivente dottore
no. sa tutto la segretaria. solo i suoi appuntamenti li ho a memoria
grazie
non lo prenda come un complimento
ah
senta adesso io
al volo dottore, che urge. poi svisceriamo lunedì sull’argomento. ecco, stavo passando il tosaerba, per mettere ordine come dice sempre lei. “ordine bitossi, ci vuole ordine. metta ordine anche nelle cose..” solo che sono passato sull’erogatore dell’irrigazione col tosaerba e l’ho mandato in frantumi
non è un dramma
‘spetta, mi faccia finire, mi lasci dire
ah! detto da lei
grazie
ma non era un complimento
ah. comunque. sono andato giù dal ferramenta, dai pucchia. simpaticissima famiglia. fregnissimi. mi piace andare al ferramenta giù allo scalo. vabbò. ci stava alla radio una canzone di baglioni. oh, dico baglioni. c’era quella canzone che dice così vai viaaa non scherzare nooo
la preg
‘spetta. si rideva e cazzeggiavo un po’ coi simpatici pucchia. marito-moglie-figlio al completo. sono fregnissimi. ma quando è partito baglioni alla radio, quel pezzo che dice così vai viaaa eccetera mi sono subito rattristato ma mi è venuta la pelle d’oca. cioè, baglioni capito?
a parte che a-me-piace-baglioni
a lei piace baglioni? ossignur, ma allora anche lei non è mica troppo in bolla. da chi andate voi che riparate le cocce altrui? medice cura te ipsum?
bitossi, il suo non è certo il caso più grave di quelli che seguo. sicuramente è il più ingestibile
grazie
ma non è un complimento!
ah. ma voi ci andate dagli aggiusta-cocce?
ma io non vado da nessuna parte!
ma come! ma se è sempre lei che mi dice che devo uscire, vedere gente..
era per dire, bitossi! e poi io non sono stato lasciato da mia
no! non mi dica. anche lei viene da lei!
lei lei! ma lei chi?
loveofmylife…
ma chi glielo ha messo in testa? e poi mica glielo potrei dire, lei si rende conto
ma come sta?
chi, io?
ma no leiiii! lei, loveofmylife
ma chi l’ha mai vista! la conosco solo per quel che lei mi dice
me lo giuri
bitossi, non-ho-tempo. come sempre è partito per i suoi soliti voli pindarici. ne parliamo lunedì. adesso riattacco e la saluto cordialmente. poi per mia tutela registrerò il suo numero sul mio
è bella, vero? ma come sta? c'ha qualcuno? con chi sta?
(tuu tuu tuu tuu tuu…)



toc toc
avaaanti
…giornoooohh

venga bitossi venga. eccola qui la mia croce, si segga
bela doc, comm savà. spero non sia troppo sull’incas..
vede bitossi, al di la’ del suo gergo confidenziale forse teso alla ricerca di una improbabile e d’altronde neanche proficua empatia.. se queste dovessero essere parole di scuse, ebbene, voglio che sappia che lei non si dovrebbe scusare con me, per aver tradito la mia fiducia. non rispettando la regola del telefono cellulare, lei ora mi costringe a dubitare anche degli altri. e questo è grave, bitossi. quante volte le ho spiegato che una fetta di possibilità di successo dipende dal funzionamento della fiducia reciproca. ma lei no, bitossi, lei continua a chiamarmi sul telefonino personale con il pretesto dei più futili motivi. ma non lo consideri questo un suo insuccesso. che è piuttosto mio. sono io che sto perdendo la battaglia. ma sappia che poi è lei che va a fondo, o peggio, che ci rimane, sul fondo. cosa mi dice, bitossi… ma.. mi sta ascoltando?
ecco, a proposito. le volevo per l’appunto parlare di una cosa che ho pensato questa mattina mentre in macchina andavo al lavoro. stavo ascoltando virgin radio ma ho girato perché c’era quella cosa assurda che leggono la traduzione in italiano di un pezzo famoso e poi ti fanno sentire la canzone. ma perchè te la dicono in italiano? è incomprensibile, in italiano, cioè, voglio dire, rende meno. è più efficace non tradotta e ascoltata direttamente, non trova? vabbò, allora ho girato frequenza
vabè, non mi sente proprio, mi arrendo, io mi arrendo. dal momento che mi trova come sempre disposto a venirle incontro disarmato con le mani in alto agitando uno straccio bianco, potrebbe perlomeno entrare nel merito della questione? perché spero che non sia questa la questione in oggetto del suo nuovo turbamento, nevvero bitossi?
certo che no. ‘spetta che ti dico. non trovavo niente di interessante alla radio, niente di mio gradimento. allora ho lasciato perdere con l’avantindietro e mi sono messo a pensare
lei pensa a troppe cose e soprattutto non ascolta. venga al nocciolo della que
‘spetta. beh, ancora, ho pensato a certe cose del passato con loveofmylife
quante volte
‘spe ‘spe che le dico che mi deve poi dire che ne pensa. la scena è questa. stavamo insieme da pochi mesi , 3 o 4, eravamo innamorati pazzi. eravamo seduti su una panchina con le borse della spesa dell’esselunga, era quasi ora di pranzo di una giornata di sole di primavera inoltrata, e c’era nell’aria profumo di fiori e di lavori in corso. cominciammo a riflettere sulla considerazione imprescindibile che non sarebbe stato possibile stare insieme per sempre, che giocoforza sarebbe venuto il giorno in cui uno dei due prima dell’altro se ne sarebbe andato per il valhalla. lei sa cos’è il
lo so bitossi, lò-sò!
bene. se no glielo spiegavo. comunque. lei piangeva e diceva che sperava di morire lei per prima. Io piangevo e uguale, ma al contrario se ci pensi bene, speravo che morisse prima lei, che le dicevo “non potrei più difenderti e proteggerti, saresti sola e indifesa..” insomma ‘ste cose tipo la cura di battiato, non so se lei
sì bitossi, la conosciamo tutti quella canzone
bene. insomma, ripensandoci stamattina mentre ero in macchina con la radio spenta che non trovavo una
bitossi! venga al
capito. ‘nsomma, rielaborando quella scena, rianalizzando punto per punto quel discorso, quelle nostre parole, secondo me avrei dovuto capire che aveva già intenzione di lasciarmi. sì è successo poi molto tempo dopo, ma fin da subito ero già bello che fritto e non me ne sono accorto. lei-aveva-già-progettato-di-lasciarmi. dalla prima ora, dal primo minuto, nel primo istante dopo il nostro big bang emozionale
si spieghi meglio, fatico a seguirla
mi disse che avrebbe preferito morire lei prima di me, piuttosto che viceversa. quindi sarebbe stata lei ad abbandonarmi. e io sarei rimasto solo. cosa che poi è successa, cioè in un altro modo ringraziando il cielo eh. dovevo capirlo allora su quella maledetta panchina con le sportine della spesa dell’esselunga nella quasi ora di pranzo di una giornata di tarda primavera, tra quegli odori di nettari e catrame in quel parchetto di periferia. e invece l’ho capito solo stamattina in macchina dopo aver spento la radio che su virgin.. oh! ma doc! ohi, mi ascolta?
eeeh…?



forrest numb
corra bitossi, corra. faccia attività fisica. tiri fuori la bicicletta dalla cantina. e corra
così il dottor strizza c. gli aveva detto quel giorno
l’attività fisica oltre che ritemprarla nel corpo, lo farà nella mente. è noto che è correlata al rilascio di serotonina, il suo tono dell’umore migliorerà drammaticamente, si sentirà meglio, tutto le riuscirà meglio. anche quella cosa lì..
quale cosa, doc
suvvia bitossi! siamo uomini, capisce..
ah. ho capito. scopare. poi dovrei scopare meglio allora
eh!
ma io non scopo
eh. so. beh, allora, comincerà anche a… scopare, come dice lei. mi creda, corra
dietro alle donne devo correre?
ah ah bitossi, questa è buona
e allora il buon cristiano bitossi aveva sentenziato che avrebbe seguito il consiglio del dr. strizza. bici il fine settimana. corsa la sera, in quegli altri dì.
cominciava a sentire gli effetti corroboranti di quella nuova terapia. tanto che aveva detto ciaociao alle pillole della felicità. gli bastava correre. corra bitossi, gli aveva detto il doc. e bitossi correva. correva. correva…
poi gli eventi avevano preso una strana piega. per tre volte di fila, nello stesso punto di quel percorso che tutte le sera calpestava, allo stesso circa orario che lui partiva sempre alle 7 e 20 pi em, incrociava una ragazza bellissima che veloce saettava in senso opposto. si muoveva rapida con stile, con il giusto abbigliamento di chi la corsa è una cosa seria, capelli neri raccolti in una coda che danzava al ritmo del suo passo, il giusto seno che si muoveva in armonia, sembrava un’orchestra di bellezza, tutto di lei danzava seguendo un’incantevole spartito. per tre volte si erano incrociati. ed ignorati. ma la quarta volta questo era successo. la bellatleta non era sola, ma in compagnia di un’amica a cui cristiano bitossi non badava. i suoi occhi erano per la lei e solo per lei. in realtà non correvano, le due, camminavano con una certa cadenza veloce. e quando si passarono oltre, in quel breve mentre, le vide ridere e sussurrarsi qualcosa con la mano davanti alla bocca. che poi tanto il buon cìbì c’aveva l’ipod. cristiano si era girato e si era messo a correre a ritroso un po’ goffo, anche loro si erano girate ma solo con la testa. lui aveva fatto ciao con la mano e aveva detto soccia se siete belle con un accento volutamente esposto. sapeva quanto piaceva il suo accento della via emilia, lì al centrosud. e loro avevano sghignazzato e avevano ora preso a corrrere davvero, sbattendosi apposta coi fianchi e smanazzandosi sciocchine.
il giorno dopo, alle 7 e 20 pì emme, il cìbì si era spogliato degli abiti civili, si era armato di calzoncini e magliettina figa e, canticchiando i baustelle aveva preso la solita via carico di aspettative. ma in quel solito punto di quelle altre quattro volte, a circa la stessa ora, non aveva fatto incontro alcuno. tranne un vecchio col bastone antivipera e/o cane randagio, che non aveva risposto al saluto di rito. e così il dì dopo, e quello dopo ancora. e poi ancora e ancora. aveva preso anche a correre la sera dei week end, seppur sfinito dalla biciclettata del mattino. ma della lei nessuna presenza. aveva provato a posticipare, magari sai com’è, con la calura estiva. aveva slittato lo start alle 7 e 30, poi alle 7 e 40. niet. aveva provato ad anticipare. le 7, le 6 e mezza. nada. aveva provato ad accelerare il passo, poi a rallentarlo. già sapete, non mi dilungherò.
che fine aveva fatto mai, quella la’. ma che modi, signora mia.
poi quel giorno aveva d’istinto deciso di recarsi al cimitero del paese per portare un saluto a nonna istamina. nonna di loveofmylife, per dirla tutta. lì ella in eterno riposava. c’era stato solo una volta prima di allora, dopo poche settimane dalla sua dipartita. poi da quell’esclusiva occasione mai più. non si può sapere cosa lo avesse spinto ad andare la’ quella volta. e il destino volle che tutto si rivelasse improvvisamente, nella sua tragica e dura verità. ciò che vide fu l’incastro di tutti gli sparsi tasselli sul tavolo della vita sciarada quale certo è. che ebbene, il buon bitossi si imbattè in una lapide che attirò la sua attenzione, e davvero non poteva essere altrimenti. riconobbe la foto inchiodata al freddo marmo. quel freddo se lo sentì tutto addosso.
quella foto
era la sua

2 commenti:

  1. meno male che hai ripreso a scrivere...pensavo avessi lasciato perdere..sono troppo divertenti i dialoghi fra bitossi e il dottore..

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