martedì 9 luglio 2013

a love story

 
moffiga oggi mattina navigando verso il lavoro chissà come mi è tornata in mente una storiazza dei tempi dell’alma mater, quella con xyz
orsù, vi racconto
al primo appuntamento decido di portare la lei all’osteria dei coltelli, discreta carognata, ‘chè da quelle bande abita una che mi piace di brutto e spero, uno, che ci veda, e, due, che si ingelosisca
cosa che non avviene, né la uno, e dunque manco la due (si dice conditio sine qua non? ho fatto le industriali, sai com’è) ebbene quella sera del nostro primo appuntamento finiamo con la macchina in un vicolo cieco, provo a fare la retro, ma non sono mai stato capace di andare in retro
dopo aver rischiato quelle soquante fiancate, decidiamo che ci scambiamo di posto, lei si mette alla guida del ferro, e fuori dal vicolo cieco ognuno riprende il suo posto originale
al secondo appuntamento non mi ricordo dove andiamo a parare, c’è della gran folla, la faccio scendere davanti a quel locale per prendere il tavolo
c’è che è da quando è salita in macchina che trattengo una scorreggia, appena che lei è scesa e mi sono allontanato un po’, alzo il volume dell’autoradio e do libero sfogo al peto
fetidissimo e/o pestilenziale
solo che tra le ressa del posto non vado molto in là, lei mi raggiunge a piedi e a gesti e volume mi dice di tirare giù il finestrino
cazzo deve dirmi? abbò, saprò mai, con quel fetore, il finestrino non lo abbasso
si sbraccia, urla, faccio finta di non capire,mi prende per pazzo, ma non sono pazzo, ho solo scorreggiato, ma non lo saprà mai
‘chè
terzo appuntamento, le dico che non funziona, mi spiace, non va, chiudiamo qua
e lei che non prova dolore
 
ma che bella storia d’amore, cazzo!

con l'acca finale - il gigante e la bambina

 
esco per quei novanta chilometri di scarico, domenica si corre per la granfondo teramana
direzione pescara, lungomare grandi alberghi montesilvano, e ritorno
mi fermo sul lungomare pescarese che sono a corto di acqua, c’è una fontanella, stacco, i pedali, smonto dal sellino, bello dritto impugnando la merghy lì dove si uniscono le corna (la merghy sarebbe poi la bianchi 928 esselle, diminutivo di margaret touch-her, il nome che ho dato alla bici, ecco)
e lento mi avvicino
c’è una bimba che sta riempiendo una bottiglia di plastica da uno e cinque, griffata gazzosa guizza
si gira, mi guarda per un po’. è una zingarella, sui cinque-sei. sembra un po’ turbata e affascinata. in effetti, con ‘sta merghy scintillante, divisa scintillante, col sole estivo che fa i miei occhi di smeraldo, beh, insomma, caccia via
è che c’avrà cinque anni, forse sei. sciacqua la bottiglia, si gira, mi guarda, la riempie a metà, agita sciacqua svuota, si gira e mi guarda, poi ancora uguale…
bimba, ho sete.. posso prendere un po’ d’acqua?
no
ok
riempie la bottiglia a metà, agita sciacqua svuota, si gira e mi guarda
poi ancora uguale
bimba, fammi bere, ho sete
aspetta, dice
poi si sposta di lato e mi indica l’acqua che sgorga
riempio la borraccia, bevo un sorso, colmo di nuovo e poi dico grazie e giro per andarmene
lei mi dice
no! devi bere ancora
sorrido
mi spiace, ma devo andare
cerco di montare su la merghy, ma non ci arrivo
è altissima, non la reggo, mi cade, cado anch’io e mi sbuccio il ginocchio destro
ma questa è una bici da grandi, penso
la zingarella mi viene incontro, mi prende la mano e insieme ci incamminiamo verso via saragozza, sotto i portici
ma come ti chiami, tu?
mi dice il suo nome
con l’acca? con l’acca finale?
sì, dice la bimba zingarella
con l’acca finale
e dove stiamo andando?
al cinema. andiamo a vedere titanic. ti va?
sì, sì… certo, mi va, mi va...