martedì 21 febbraio 2012

pescara - frosinone 1 a 1


il vecchio cristiano bitossi è uno di quelli senza senso dell’orientamento alcuno, capace di perdersi anche nel centro di bologna dove non si perde neanche un bambiiiii..nò! e dunque per ansia da ritardo si infila nell’opelcorsa con quelle quasi due ore prima dell’appuntamento per un percorso che poi prevederebbe non più di 15, toh, 20 minuti per raggiungere lo stadio adriatico. ma tenete conto che non stiamo parlando di una persona molto in bolla, di uno che non è certo cresciuto a pane e bussola, e neanche a tom tom e jerry jerry. vabbò, capita però che gli va abbastanza di culo ed effettivamente alle 18 e 30 è già davanti allo stadio. 1 ora e mezza prima di beccarsi col buon gelbidimensionalista amapoidoponoituttosottocontrollo. 2 ora e ¼ prima del calcio d’inizio. culo si fa per dire, eh. comunque l’altro problema è quello che non si ricorda mai dove lascia la macchina. che gli crea già grattacapi nei parcheggi dei centri commerciali (una volta i venditori ambulanti organizzarono una task force per aiutarlo a ritrovarla, lui per ricambiare comprò un accendino, un elefantino suduto che pareva buddha con la proboscide e bordò, uno per tre paia di calzetti della misura sbagliata e un dvd di un cinepanettone che si vedeva e sentiva malissimo) figurarsi in pieno centro a pescara. decide di segnarsi sul nokia le 2 vie che incrociano in prossimità del dove parcheggiato e manda un essemmesse a suvlaky per tenere in memoria e si incammina verso il nulla per far venire ora. poi però dopo 5 minuti suvlaky lo telefona.
ciao testa di minchia. cazzo significa ‘sta cosa che mi hai scritto
niente niente. è per ricordarmi dove ho parcheggiato la macchina
sei ubriaco?
no
non c’ho capito una minchia
ti ho mandato un messaggio col nome delle vie dove ho lasciato la macchina così ce l’ho nella memoria del telefonino
e a me lo devi mandare?
eh
ma non te lo potevi mandare da solo?
si può?
boh. che fai, torni su per pasqua?
no
ah. perché?
boh
stai scrivendo?
no
sei depresso?
un po’
che testa di minchia
sì infatti
stai chiavando?
no
figurati. dimenticavo che a te ti fa schifo chiavare
mi sa di sì
ma non dovevamo andare a mangiare da mario?
mi sa di no
beh allora ci vediamo più avanti. quando sali?
boh. a natale forse
che testa di minchia. ciao frocio
ciao
durante questa brillante conversazione fa i suoi metri e si ritrova davanti al ristorante da elisabella, specialità carne e pesce. arrosticini. quando gli risquilla il cell ed è elisabella. ma mica quella lì del ristorante carnepescearrosticini. è un’altra. è la compagna di alcisa, alcisa boccadoro
hellooohh… chi è che mi disturbaaaa….? (risposta collaudata)
ah ah ah ah… chi è che mi disturbaaaa… allora?
allora cosa?
quando parti?
no non parto
non vieni su?
no
mo sé! mi ha detto alcisa che partivi stasera
sono allo stadio. di pescara
parti domani
no
alcisa mi ha detto che arrivavi stasera
quando mi ha chiamato io gli ho detto che non venivo. mi ha anche detto che avrebbe annullato che aveva prenotato per tigelle e crescentine a zola. mi sembrava che ci fossimo capiti
ah
forse dopo è passato al baretto e…
che merde che siete
infatti
mo cos’è, sei depresso?
un po’
scrivi ancora quelle cose tristi?
mocchè
non è che ti sei fidanzato?
no
ma pensi ancora alla tua ex?
mi sa di sì
che sfigato. vabbè ti saluto che i cinni si stanno picchiando
vabbò. ciao
oh. auguri allora
grazie. anche a te
te sei malato
lo so
ma vai a cagare.. (clic)
a questo punto cristiano b fa retromarcia e torna verso l’adriatico. si ferma a comprare prima un pacchetto di dianablù e poi una sciarpa gaiarda del pescara calcio alla bancarella. poi si appoggia alla ringhiera che circuisce lo stadio e si mette a fissare la gente che passa facendo il suo giochino dei sosia. uno gli dice cazzo hai da guardare. lui dice scusa mi sembravi un mio amico. la tipa tinta bionda e chewingum avvinghiata al sosia lo guarda con rabbia. a ‘sto punto forse è meglio fare bona lè coi sosia e canticchiarsi l’intero sergeant pepper’s.
pappa pappa parararara pappa pappa parararara pappa parararara rara ra raaaaa.. (tump!)

mercoledì 1 febbraio 2012

il ragazzo col sacchetto di patatine

ore sei piemme. cristiano bitossi era lì, seduto alla scrivania con la faccia appoggiata sul palmo della mano sinistra gomito piantato sul banco, la destra che muoveva un mouse e cliccava quaela’, occhi semichiusi in una espressione scazzatissima che scrutavano i pixel del monitor. per farla breve, doveva far venire le sette, il film sarebbe stato mezz’ora più tardi, e non aveva mezza voglia di sbattersi a tornare di fretta a casa per la doccia il cambio dentifricio e listerine eccetera. era al quarto, forse quinto appuntamento, e già sapeva che con lei sarebbe andata sul niente di fatto. perché lavorarci troppo, dunque. poi però si stancò di cazzeggiare tra blogs e google e benchè presto fece sù e si diresse curvo verso il centro comerciale dove si trovava il multisala. si fece un lungo giretto smarrito indugiando tra i negozi e poi si presentò in perfetto orario al punto di incontro.

 videro il film dondolandosi nel punto di minimo di una buca di potenziale.

dopo il cine la portò al pub che non avevano ancora mangiato, tranne il solito cesto di popcorn salatissimi, una cocacola lui, acqua minerale liscia lei. ordinarono e si misero a chiaccherare un po’. cristiano, dopo due birre medie doppio malto tamponate da una pseudopizza 4 stagioni, si lasciò andare in un racconto un po’ intimo che gli era venuto alla mente un po’ così per caso. le disse di uno dei suoi primi ricordi nitidi di sempre, da quando era su questo mondaccio. aveva tre anni forse, era all’asilo, in cortile, c’era il sole sopra il quartiere, e i bambini più grandi quelli delle elementari giocavano a pallone. ce ne era uno che rincorreva la palla avantindietro tenendo un sacchetto di patatine in mano, e quando l’azione si fermava, ne approfittava per mettere la mano nel sacchetto per poi portarsi lesto alla bocca una patatina. cristiano, solo in disparte, incuriosito seguiva con gli occhi il ragazzo col sacchetto di patatine, non gli interessava altro, dove fosse la palla, che facevano tutti gli altri. solo quello lì col sacchetto di patatine gli interessava. ci fu un momento in cui si avvicinò a mister sacchetto di patatine un altro bambino che porgendo la mano a mo di fate la carità gli disse “middai unna?” mister s.d.p. gliela diede, lui se la divorò rapidamente e disse “azzieee...” poi subito si ributtarono nell’inseguimento della palla entrambi.
un pomeriggio poco più avanti cristiano era a casa dei bisnonni che doveva semplicemente aspettare che la madre lo venisse a riprendere dopo il lavoro. stava lì, gironzolava per quella casa che gli sembrava enorme e vecchia come nonna dele e nonno primo. dopo una lunga lotta insistente l’aveva spuntata per un sacchetto di patatine, ma mica gli avevano preso quelle di marca con il regalo. macchè, quei taccagni gli avevano comprato le patatine di serie b, quelle dove non c’era mica, il regalo. cristiano se ne fece una ragione, e cominciò a mangiarsi le sue patatine solo in una stanza fredda e semioscura e che puzzava di vecchio. appoggiò il sacchetto su un mobiletto basso e disse da solo: “middai unna?”, poi tirò fuori una delle patatine, se la passò da una mano all’altra,  e prima di mangiarsela disse “azzieee...” e fece così con tutte le altre.
“cristiano! è una storia dolcissima! è troppo bello quello che mi hai raccontato! eri un bambino dolcissimo..”
ora, i più si aspetteranno un trionfante sorriso di autocompiacimento stampato sul faccione del nostro cristiano b. invece no. si fece cupo e si concentrò sul bicchiere di birra svuotato. lo avrebbe voluto pieno.
no. non c’era dolcezza o tenerezza in quella storia. era un bambino solo, solo e infelice, quello di cui diceva.
ma questa considerazione preferì tenersela per sé.
il nostro cìbì accompagnò la lei alla macchina, ‘stavolta non si diedero manco il bacetto sulla guancia. lui la guardò con occhi che imploravano ma come? e la storia delle patatine? mentre lei arzilla con la manina faceva ciaoooo dietro al finestrino.
cristiano salì in macchina anche lui e prese per la sua strada del ritorno. arrivato a casa, poiché c’era una canzone alla radio che gli piaceva, si fermò ad aspettare che finisse. tirò fuori il pacchetto di dianablu e chiese “middai unna?” cacciò una paglia, se la accese, esalò la prima boccata, e uscendo dall’auto rispose “azzieee…”