il mio personalissimo debutto nella polisportiva 95
le catene lubrificate
a dovere scorrono sui rocchetti in un concerto di cri cri come grilli di
campagna cuando calienta el sol. il tuo procedere produce invece sonorità fuori
dallo spartito, con quel loop futuristico di gnik gnak che sa un po’ si scopata
estiva nel pomeriggio, stanca e annoiata. quando la strada d’improvviso va in
su, qualcuno del gruppo si alza dritto sui pedali, i rapporti scattano in
rapidi armoniosi cic-ciac. e il tuo cambio fa invece tra-tra-tlak! la strada è il
pentagramma, e voi siete le note. tu sei quella stonata che distinguibile
emerge dal coro. che per quanto ci provi, che per quanto ti ci metti d’ingegno,
c’è sempre qualcosa che ti pone sotto una luce diversa. ma gli eventi ti hanno
insegnato che in tutte le cose ci vuole una bella dose di pazienza e quanto
basta di disciplina, se per il caso non sei venuto al mondo con un particolare
talento. e allora sei andato a letto presto, la sera prima. dopo che hai cenato
frugale con uno spaghetto pomodoro e basilico un paio di bicchierotti no more.
hai preparato tutto con cura e dovizia, hai considerato ogni singolo dettaglio,
hai fatto fare al mezzo meccanico un tagliando e compilato liste di cose da
fare e da ricordare, che questa prima assoluta, a discapito di quest’età e per
quello che poi dovrebbe contare a prescindere, ti agita le ore che precedono la
sortita.
alanno-scanno, col
gruppo ciclistico del paese. tutto inizia quando quella sera di una settimana
prima pedali nell’uscita serale pre-cena. ti si affianca una macchina, dal finestrino
abbassato esce la coccia del buon ezio che ti dice “oh, ti vedo sempre in bici.
perché non te ne vieni con noi, domenica prossima?” vi fermate di lato la
strada e tu ti sorreggi appoggiando la mano destra all’auto, rimanendo malfermo
sui pedali. “andiamo a scanno, un bel gruppetto di qua, con la bici. poi
mangiamo su che le famiglie salgono prima a preparare tavolata e griglie e
tutto quanto insomma. se ti va ti puoi aggregare”
“ok” dici. “mi farebbe
molto piacere”
“bene. oh, poi se
c’haiii..”
“io sono anche la mia
famiglia”
“vabbò, ma possono anche
ven…”
“e non ho amici”
tagli corto. tanto si
sa già tutto di tutti, cosa vuoi mai parlamentare vè.
disciplina e rigore,
ma è quella voglia di rivalsa che ti detta di non mollare mai, soprattutto quando
da prima di anversa degli abruzzi e fino all’ultimo 75esimo km la strada si inerpica
pendente. e tu pensi a certi pezzi rock, e se cali il numero di giripedale ti
dai il ritmo con i blur di girls and boys
girls
who
are boys
who like boys
who like boys
to
be girls
who do boys
who do boys
like
they’re girls
who do girls
who do girls
like they’re boys
e poi maledici newton,
e poi ti ripeti che cazzo, tu sei quello che quel giorno ha preso 30 e lode in
organica II, tu ce la puoi fare
e l’arrivo insieme al
lago, una coda di biciclette che si snoda sinusoide nella pineta tra i brà-vi
brà-vi di mezzo paese in trasferta, e l’inevitabile (god bless you, abruzzo) mangiata
tipo fatica obelixiana con quelle ottanta persone che ti upgradano piatto e
bicchiere tra un infinitesimo temporale e l’altro
no no bona bona lè..
maddai che sei lungo, mangia mangia, ce n’è del posto…
ti lasci alle spalle il
paese reso eterno dagli scatti dei grandi henri cartier-bresson, giacomelli,
giovanni bucci. al rientro, benché già di sera, c’è ancora afa e canicola ad
accoglierti.
nient’altro.
nient’altra.
ma ce l’hai fatta.
ancora una volta.