mercoledì 1 febbraio 2012

il ragazzo col sacchetto di patatine

ore sei piemme. cristiano bitossi era lì, seduto alla scrivania con la faccia appoggiata sul palmo della mano sinistra gomito piantato sul banco, la destra che muoveva un mouse e cliccava quaela’, occhi semichiusi in una espressione scazzatissima che scrutavano i pixel del monitor. per farla breve, doveva far venire le sette, il film sarebbe stato mezz’ora più tardi, e non aveva mezza voglia di sbattersi a tornare di fretta a casa per la doccia il cambio dentifricio e listerine eccetera. era al quarto, forse quinto appuntamento, e già sapeva che con lei sarebbe andata sul niente di fatto. perché lavorarci troppo, dunque. poi però si stancò di cazzeggiare tra blogs e google e benchè presto fece sù e si diresse curvo verso il centro comerciale dove si trovava il multisala. si fece un lungo giretto smarrito indugiando tra i negozi e poi si presentò in perfetto orario al punto di incontro.

 videro il film dondolandosi nel punto di minimo di una buca di potenziale.

dopo il cine la portò al pub che non avevano ancora mangiato, tranne il solito cesto di popcorn salatissimi, una cocacola lui, acqua minerale liscia lei. ordinarono e si misero a chiaccherare un po’. cristiano, dopo due birre medie doppio malto tamponate da una pseudopizza 4 stagioni, si lasciò andare in un racconto un po’ intimo che gli era venuto alla mente un po’ così per caso. le disse di uno dei suoi primi ricordi nitidi di sempre, da quando era su questo mondaccio. aveva tre anni forse, era all’asilo, in cortile, c’era il sole sopra il quartiere, e i bambini più grandi quelli delle elementari giocavano a pallone. ce ne era uno che rincorreva la palla avantindietro tenendo un sacchetto di patatine in mano, e quando l’azione si fermava, ne approfittava per mettere la mano nel sacchetto per poi portarsi lesto alla bocca una patatina. cristiano, solo in disparte, incuriosito seguiva con gli occhi il ragazzo col sacchetto di patatine, non gli interessava altro, dove fosse la palla, che facevano tutti gli altri. solo quello lì col sacchetto di patatine gli interessava. ci fu un momento in cui si avvicinò a mister sacchetto di patatine un altro bambino che porgendo la mano a mo di fate la carità gli disse “middai unna?” mister s.d.p. gliela diede, lui se la divorò rapidamente e disse “azzieee...” poi subito si ributtarono nell’inseguimento della palla entrambi.
un pomeriggio poco più avanti cristiano era a casa dei bisnonni che doveva semplicemente aspettare che la madre lo venisse a riprendere dopo il lavoro. stava lì, gironzolava per quella casa che gli sembrava enorme e vecchia come nonna dele e nonno primo. dopo una lunga lotta insistente l’aveva spuntata per un sacchetto di patatine, ma mica gli avevano preso quelle di marca con il regalo. macchè, quei taccagni gli avevano comprato le patatine di serie b, quelle dove non c’era mica, il regalo. cristiano se ne fece una ragione, e cominciò a mangiarsi le sue patatine solo in una stanza fredda e semioscura e che puzzava di vecchio. appoggiò il sacchetto su un mobiletto basso e disse da solo: “middai unna?”, poi tirò fuori una delle patatine, se la passò da una mano all’altra,  e prima di mangiarsela disse “azzieee...” e fece così con tutte le altre.
“cristiano! è una storia dolcissima! è troppo bello quello che mi hai raccontato! eri un bambino dolcissimo..”
ora, i più si aspetteranno un trionfante sorriso di autocompiacimento stampato sul faccione del nostro cristiano b. invece no. si fece cupo e si concentrò sul bicchiere di birra svuotato. lo avrebbe voluto pieno.
no. non c’era dolcezza o tenerezza in quella storia. era un bambino solo, solo e infelice, quello di cui diceva.
ma questa considerazione preferì tenersela per sé.
il nostro cìbì accompagnò la lei alla macchina, ‘stavolta non si diedero manco il bacetto sulla guancia. lui la guardò con occhi che imploravano ma come? e la storia delle patatine? mentre lei arzilla con la manina faceva ciaoooo dietro al finestrino.
cristiano salì in macchina anche lui e prese per la sua strada del ritorno. arrivato a casa, poiché c’era una canzone alla radio che gli piaceva, si fermò ad aspettare che finisse. tirò fuori il pacchetto di dianablu e chiese “middai unna?” cacciò una paglia, se la accese, esalò la prima boccata, e uscendo dall’auto rispose “azzieee…”


7 commenti:

  1. noooooooooooddio..pensa se ero io quella ! ti assolivo seduta stante ! come si fa a dire tenero..a un racconto cosi se uno ti sta dietro da un po gli salti addosso ! devi dare a chi merita caro cristiano..ma spesso voi maschietti cercate quelle che sicuramente non recepiranno un bel nulla! vi pare piu ardua l impresa piu gratificante il risultato..comunque è una storia bellissima...e dolceamara..

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  2. grazzie ancor mi ricorda tipo grazie dei fiòr...visto che siamo in periodo quasi sanremese...(sanremese...:( )

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  3. Risposte
    1. Beh, cominciamo bene... Su, su, Ton, che qui siam tutti pronti a leggerti, mica ci vuoi lasciare a palpebre asciutte? ;-)

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  4. ma ciao mq!
    vabbò proseguo lento con l'operazione riciclo
    ;-)

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