mercoledì 3 ottobre 2012

always on my mind - i curiosi dialoghi tra il dottor strizza c. e il buon cristiano bitossi #5



inizio estate 2011, di sera, fuori sul terrazzo dell’ultimo piano di un palazzo di francavilla
cristiano bitossi appoggiato di culo contro la ringhiera, ampio calice con birra belga scura doppio malto, e paglia dianablù. di fronte, si sorregge di lato sull’entrata, la cancelliera. il cancelliere traffica in cucina, nel mentre. dettaglio che mette un certo agio, indubbiamente
cìbì: sai, lei è stata la prima. ed è stata l’unica. e comincio a realizzare che fino alla fine sarà stata l’unica. perché dopo di lei, dopo l’esclusività di tutto quell’amore, mi sembra inconcepibile solo pensare ad un’altra persona, un’altra relazione. non è questione che non si possono, non si devono fare confronti. il confronto.. ma non si pone nemmeno. quale confronto? no, non c’è nessun confronto
cancelliera: ci pensi ancora, a lei?
sempre. penso sempre a lei. ecco perché dico che
ma fammi capire.. quindi hai avuto un solo amore
ebbene sì. strano eh?
e, per tutta la tua vita, potrai dire di avere avuto un solo amore, di aver amato una sola persona, è così?
eh. è così
ma ti rendi conto delle fortuna? della vita fortunata che hai avuto?
cazzo, pensa cristiano bitossi, ha capito tutto. per la prima volta, dicendo di lei, si trova davanti una/o che ha capito tutto. non dice: guarda avanti, guarda intorno. dice: guardati, hai vinto. a saperlo prima, avrebbe portato un vino rosso ancora più nobile, per celebrare degnamente quei fotogrammi di quella sera di inizio estate 2011, fuori sul terrazzo dell’ultimo piano di un palazzo di francavilla

 
toc-to-to-toc-toc… toc!-toc!
à-vàntii…
helloooo doc
bitossi… ‘sta novità del bussare alla porta in quel modo?
mi è venuto di farla così, come univoco e tangibile segno di riconoscimento, come per metterti già a conoscenza che si tratta di me. d’altronde doc, sono o non sono il tuo cliente preferito eh?
mah! questa è una sua idea basata unicamente su una visione egocentrica tipica di lei. personalmente non vedo altre evidenze a supporto della sua affermazione. e poi scusi.. cliente? che termine inappropriato bitossi!
oi, allora diciamo paziente? cocciarotta? va là dai che sono il tuo paziente numero uno, caro il mio superdoc in the sky with diamonds. anzi sai cosa ti dico? perché una sera, io e te dico, non ce ne andiamo a mangiare dei bei ravioloni da bollant? quel posto che ti dico sempre dai, che sta da me, dalle mie parti. oh, fanno certi ravioli vaccaboia.. ti fai una posizione con quei ravioli.. per non parlare del formaggio! c’ha un formaggio che vaccaboia.. oh in paese si dice, testuale, “che ti fa alzare la picca”. boh, a me non succede, ma sono una causa persa eh eh eh. oh e poi si fa anche un salto al bar da robbè che gli secchiamo la genziana. oh, c’ha una genziana robbè..
mah… non mi sembra cosa, con rispetto parlando
sai doc, è da un po’ che ho smesso di uscire, di vedere gente. oh, però con te dei bei ravioloniiii
ah! e come mai sta cosa che non esce più?
abboh.. c’ho un po’ di catena scesa, niente di chè. mah, ecco, è che mi sa che non vedo del gran genere, in giro. i soliti discorsi di plastica, parole di plastica, vite di plastica, relazioni acriliche. uffh, sai com’è.. due maroni.. e devo sempre recitare quel ruolo, se esco dal copione non va più bene, devo sempre essere quel cristiano bitossi per come mi vedono, un po’ buffo perdente, sfigato col sorriso, autoironico, ecc-ecc, ma se poi c’ho un po’ di scazzo, eh no non va bene. oh, magari è anche poi colpa mia, di come mi pongo… chè poi ecco, chè poi pensavo a tutte quelle volte che mi sento dire: devi andare avanti devi guardare avanti devi guardarti intorno… oh doc, io guardo avanti e intorno, ma per quello che vedo, finisce che mi rendo conto del valore di quello che ho perso quando ho perso lei, di quanto lei fosse sopra, oltre ogni cosa, o persona. e allora parte il rimpianto, il rimorso, e mi tormento. poi oh, si finisce col fare come le tre scimmie, si vive, si cerca di non pensarci, faccio finta di niente. ma non è divertente.
mi sembrano considerazioni troppo estreme, troppo radicali. probabilmente anche ingiuste. lei vede le cose in modo dicotomico, vede o bianco o nero. ci sono invece tutte le tonalità dei colori, tutte le lunghezze d’onda della luce visibile, sfumature di colori che caratterizzano un complesso mosaico quale è una persona
e allora com’è che ci sto male, io? ma se sono finito in ‘sto punto isoelettrico in cui non posso muovermi ne di qua ne di là, dunque che senso ha
ma lasci stare il senso delle coseee… il punto è che lei bitossi, così mi pare, ha smesso di giocare la partita, di nuovo, proprio mentre aveva ripreso in modo soddisfacente a
oh doc, se c’è stato un bel gioco, questo era nei ’90. quelli erano anni, ero un gran giocatore, parevo la nederland del ‘74. oh lo sai che
“…. conosco a memoria la formazione di monaco 74, allora: jongbloed, suurbier, krol…” bitossi, oramai l’ho imparata anch’io a furia di sentirgliela dire..
comunque doc, alla fine di tutto quel bel gioco, anch’io, come la nederland, ho perso la partita più importante, quella che non avrei mai dovuto perdere
ma io mica le dico che deve vincere. lei deve ricominciare a giocare, con lo spirito leggero di quando c’è in palio un torneo di quartiere, non una finale della coppa del mondo. giochi! a volte vincerà, altre volte perderà. torni sul campo bitossi! e se lei vive diversamente da altri questa fase, diciamo, di sfiducia relazionale, magari cominci a pensare che a volte succede che siamo noi in prima persona a dover fare il primo passo, a darci, a concederci, per poter ricevere indiet
michiaz doc parli come il prete del mio quartiere, corticella 40128, dico. chissà se è ancora al mondo donnnn.. donnnn.. abbò!? chi si ric
sia serio bitossi. stavo per dirle: magari al suo malessere contribuisce con un certo peso pure una sua eccessiva sensibilità.. magari si urta con troppa facil
forse c’ho un carattere di merda, eh doc?
forse è un po’ troppo suscettibile ecco
che sarebbe a dire permaloso
ho detto suscettibile
appunto doc. no nno, non sono permaloso, c’ho un carattere di merda sì, ma permaloso no
ah..
mo ti spiego con una situazione doc, ne parlavo al bar con la balotta della polisportiva durante una biretta afterbike. quella mattina, ad un certo punto, quasi alla fine, si andava via filati come un treno, si stava quasi sui 40, appena un po’ sotto. abbiamo affiancato due tipi ignoti che arrancavano, li abbiamo superati, ma uno dei due si è attaccato a ruota, in coda, poi ha cominciato a superarci uno alla volta, prima sembrava morto ma appena l’abbiamo superato s’è risentito e s’è attaccato dietro e poi come t’ho detto s’è messo a pedalare come un matto. permalosissimo. permalosissimo perché poi alla prima salita s’è piantato, bye bye ciclista permaloso, bye bye piccola kety. se avesse avuto un carattere di merda, mica avrebbe mollato. chi ha un carattere di merda non molla mai mai mai. piuttosto si spara
mmh. non sono sicuro di aver colto il senso fino in fondo
vabbò, poi glielo rispiego. comunque, tornando al discorso del passato, di guardare avantidietrodestrasinistrasùggiùcentro, sai, ammetto che c’è stato un breve momento in cui davvero mi sembrava che ero sulla strada per seppellirlo il passato, la mia storia, lei. una sera nel mentre correvo, beh, ero sopra il lungo ponte dello stradone e mi è venuta quasi voglia di togliermi la cosa dal collo e di lanciarla via. ma poi niente. e guarda, meno male doc! guardare avanti e dimenticare lei? ma guardare avanti e intorno per vedere cosa? mo sé! no grazie, mi tengo mille un milione di numeri di avogadro di volte il mio dolore.. ah sì eeh!
ahia bitossi. non mi dà retta. insomma, per come la vedo io, è come mi dicesse che siamo finiti sulla casella “riparti dal via”
doc, l’ho sognata, l’altra notte. ero riuscito miracolosamente ad addormentarmi, sai dell’insonnia no? vabbò, ho sognato di lei e pareva vero, pareva reale. ci baciavamo e mano nella mano andavamo a casa mia, anzi a casa nostra. per me rimane casa nostra. mica c’ho mai tolto il suo nome dal campanello. una volta s’è staccato il coso e mi sono precipitato dai pucchia, il ferramenta ed altro, per prendere la colla e risistemarlo, c’erano i nostri nomi, oh. e pure con la buchetta della posta quando s’era scassata
bitossi me le ha già raccontate una infinità di volte queste storie del campanello e della buc
comunque sembrava così vero, il sogno dico, che quando mi sono svegliato e ho capito che era tutto irreale, beh mi sarei piantato un colpo di luger in testa, con quel senso di vergogna e dignità di un generale sconfitto. ah, poi se non bastasse…  mentre andavo a lavorare, virgin radio non ti mette su always on my mind di elvis, la conosci no, doc..?
certo che la conosco
bela doc
tra l’altro non sarebbe proprio di elv
lo sooo ma lo sooo caro il mio superdoc in the sky with diamonds. oh, soppa a volte pure te sei peso eh. diciamo che è la versione più famosa, ok? vabbò, ho fermato la macchina e
e si è messo a piangere…. mi sembra un loop, quante volte mi dice di una canzone che le fa accostare l’auto per poi piangere
eh. vero. ma con ‘sto pezzo è stato un salto quantico doc. dicono che i tatuaggi devono essere dispari, chissà poi perché. vabbò, a novembre, il dieci, vado a farmi il terzo e sto apposhtt. perché vedi, quel momento intimo passato con elvis, quella inutile mattina di pioggia, beh, me lo sono tatuato nell’anima. peccato che ho smesso di fumare. ci stava bene una paglia in quel contesto. little things i should have said and done i just never took the time you were always on my mind you are always on my mind. doc, quando un bus londinese a due piani mi inv
“.. mi investirà mentre sui pedali scalo la vetta più alta che c’è, sulla mia lapide voglio queste parole…” si decida bitossi, una volte per tutte. cambia epitaffio più spesso lei che mia moglie le scarpe..
beh, ti costo meno..
già. mmhh… ok bitossi. ho capito, ricominciamo. mi aggiorni sui tatuaggi…

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