domenica 28 ottobre 2012

fila la lana - i curiosi dialoghi tra il dottor strizza c. e il buon cristiano bitossi #6

toc-to-to-toc-toc… toc!-toc!
à-vàntii bitossiii…
bela doc! oh, mi hai riconosciuto al volo eh. vedi che ‘sta cadenza nel bussare alla porta c’ha il suo perchè

“c’ha il suo perché”. che espressione massificata indegna della sua persona, bitossi. che fosse lei, poi, me lo ricordava la mia segretaria, oltreché la mia agenda. non si sopravvaluti
va là, che mi riconosci che sono il tuo cliente nambaruànn!
mah. la sua solita mentalità calcistica, che tutto debba essere caratterizzato all’interno di una classifica dal primo all’ultimo
a me basta che ci salviamo, mi contento di poco, io. oh doc, ti devo dire di una cosa, che i conti non tornano
uh. eh. ok bitossi. la ascolto. maaa.. si accomodi, oh
ah. ok. e ualà! eccoci. bon, ti volevo dire di sabato scorso. cioè, ti volevo dire di domenica scorsa. ma la domenica scorsa è cominciata di sabato pomeriggio
bitossi, lentamente, con ordine, scandisca, faccio già fatica a seguirla
ah. vabbò. ma è facile. sabato, nel mentre lavoro tra i campi, i vicini mi invitano al compleanno della cinna che fa diciottanni, voglia uncaz,mica per loro eh, ci sto anche bene, due risatelle ci scappano sempre, poi la signora è maestra di fornelli, c’hanno vino e crema di limoncello e liquore al cioccolato.. è che manco se me lo chiedesse violante placido, le ho detto dello scazzo che c’ho in ‘sto tempo. ma dico di sì, di là stanno armeggiando con una spillatrice, ehvvabbò dico, si va di birrozzi e poi a letto che la domenica si pedala. solo che di pedalare c’è mica tutta ‘sta spinta, è lo scazzo ecc ecc, e allora vado di là a cuor leggero. mi metto lì coi giandi a far due pettile, si va di birette, birra birra kebab, birra birra birra kebab, birra birra..
kebab, bitossi. stringa, la prego
ah. ok, sì. stavo a dire.. ah ecco. poi, dicevo, c’è il taglio della torta, ci si ritrova grandi e cinni in una stanza per quelle proiezioni di vita in fotogrammi, quei montaggi che mo fanno ai matrimoni, la storia personale proiettata con la musica sotto, c’erano tre diversi lavori, belli, bravi, bis, oggi i cinni fanno di tutto col pìcì, davvero bravi. ma ecco, dei tre filmini, ce ne è stato uno con soundtrack quella canzone che dice tonaaaaaiiitttt.. ui ar  ya-aaaaannngg… na na na na na na na-naaaa..
sì, sì ho capito ho capito. la conosco, piace anche a mia figl..
stonato eh? eh ma allora dovevi sentirci quando suonavo nei valontan, quale porcheria si faceva, eppure si riempiva lo junior la stessa sera che leonard cohen
bitossi!
eh? ah! ok. doc, se vedevi. tutte ‘ste cinnazze e cinnazzi, seduti a cazzo per terra a cantarla, battendo le mani, a tempo, intonati, inglese corretto. che poi si va sempre a pensare ai ragazzi con l’aifònn a darsi appuntamenti in locali atroci dove sono di casa cicchetti e cannucciate. e invece, invece è stato bellissimo vederli, mi son venuti i  brividi, la pelle d’oca, mi han fatto dimenticare quei cinque minuti prima in cui il cinno vocalist faceva la voce vocalist, ma perché i vocalist parlano con quella voce lì? abbò!. bueno, comunque, fatta l’ora, un po’ barcollante passo di là dal cancello e vado di branda. collasso nel due piazze, e mi desto quella manciata di ore dopo, alle 7e50. farei ancora in tempo ma poi decido che per ‘sta domenica cristiano bitossi esce dal gruppo, quello pedalatorio. in primis, c’ho la coccia fusa. sarei un rischio per la balotta. ci vuole molto occhio sui pedali, non si scherza lì, un attimo e si combina un casino serio. in secundis, voglia di vedere altra gente, uncaz. in terzis, meno di ventiquattrore prima ho fatto spesa al market romina di manopello scalo. figata, c’hanno tutto, pure la pasta cocco, mi piace di brutto andare a fare spesa lì, con la mountain, lo zaino, l’aipòd. beh doc, c’era una tipa troppo carina, bellina belìnn. carina, non di quelle strafighe vistose, carina, di quel tipo di carina che mi piace ammè. lei guarda me , io guardo lei, noi ci guardiamo furtivi, ma finisce qua. vabbò, vengo al punto doc, che vedo che stai per dirmi che devo venire al punto. il punto è che il giorno dopo, la domenica, decido di passare la mano. non vado a pedalare con la polisportiva, vuoi perché sono stordito, vuoi che non voglio interagire, vuoi perchè decido di correre fin nei dintorni di manoppello scalo, dove la tipa col me medesimo si son scambiati compiacenza. di incrociarla c’è poca speranza, forse una su un miliardo. dunque ce n’è una. perciò decido che ci provo. verso manoppello, di corsa, correndo. ah, ma te conosci manoppello, sai dov’è? è il paese di verratti, quello che mo gioca alla grande nel parìsanscermè..
certo che la conosco, manoppello. ahimè è tristemente famosa per..
marsinèll, so. però pensa doc, una volta, cinquanta, toh sessanta anni fa partivano da lì per andare a morire nelle miniere del belgio, e mò invece, parigi ai piedi di manoppello. oh è pure venuta una trupp della tìvù di stato, della francia, a manoppello, lo sai che poi verratti da cinno-cinno era allenato dal fratello di uno che pedala con
bitossi su, su! non divaghi, non mi piace ricordare che non abbiamo tutto il tempo che
sì-ssì, il discorso del non abbiamo il tassametro, ma però. ok, che dicevo?
stava correndo, o così aveva deciso di fare, di correre.
ah, già. stavo correndo, giusto. ah ecco, cosa volevo dire. mentre corro, tra pensieri che galleggiano tra le note della playlist, ve né uno che mi insiste. mi chiedo, doc… ma perché sto facendo ‘sta cosa? non sono prigioniero di un amore? amore che non si esprime nel concreto, che non si traduce in sostanza, ok, ma che condiziona ogni secondo di ogni minuto di ogni ora eccetera. e allora, come si inserisce ‘sta cazzata adolescenziale, mi è sembrato un paradosso, una incoerenza
ah bitossi, non c’è niente di cui stupirsi, nessuna contraddizione. come potrei spiegarle… ah! prenda la biochimica, ecco. pensi alla complessità della regolazione delle vie metaboliche, a come tutto è cosi intrecciato come mille volte la rete dell’andergraund londinese, ma tutto così finemente organizzato, coi treni-metaboliti che puntuali passano, tornano, si fermano, ripartono. pensi allora agli acidi grassi, lei sa. se sta andando la biosintesi degli acidi grassi, esempio, la beta ossidazione è frenata, lei sa meglio di me, dico bene? l’inibizione della carnitina aciltrasferasi uno per azione del malonil-coenzima a, è corretto quanto dico? con questo voglio dire
mo vaccaboia! bela doc! oh, ancora ti ricordi di ‘sta robba! mo vaccaboia d’un superdoc in the sky!
sono i corsi di aggiornamento, bitossi. i crediti mica me li danno alla cassa dell’iper ogni tot euro di spesa, eh
soccia se sei vanesio. ti farei una foto per farti vedere il tuo sorrisone auto compiacente. oh, a proposito, c’ho un tot di bollini della copp che non uso, se vuoi te
bitossiiiii.. dai sù, rimaniamo sul tema. vede, non è della dicotomica situazione, definiamola emozionale, fermooo, fermooo… è per farmi capire, mi lasci dire. è irrilevante questo punto, ci torneremo, per carità, ma la priorità sta altrove, e mi preme dirle. quello su cui vorrei ragionare, a parte il bere, che di per sé è male, ma su di lei l’effetto negativo si moltiplica su varie componenti che non vogliamo ripetere, ne abbiamo già fin troppo parlato. è sul fatto che si è di nuovo emarginato, ha chiuso, ha sbattuto la porta, ancora una volta. non vuole vedere gente, ora salta pure le uscite ciclistiche di cui fino a ieri me ne raccontava con l’entusiasmo di un ragazzo. che succede ora, bitossi. esce di casa con gli auricolari dell’aipòd. la sera poi, se ne sta sempre lì a cucinare per ore con
oh doc, faccio certe storie ai funghi.. ieri sera pappardelle, funghi sciampignonn tirati in padella con olio ecstra di oliva, quello buono eh, sfumati con vino bianco, sempre buono, poi noci, olive nere, capperi e pomodorini pachino, ancora un po’ in padella a mantecare con la pasta, grattugiata generosa di pecorino, peperoncino piccante.. oh, c’ho fatto la foto e l’ho messa su facebook… aprop doc, ma quando te lo fai un profilo te
se lo scordi, bitossi. se lo scordi
vabbò. comunque c’ho scritto “a cristiano bitossi piace questo alimento”, vabbò, te non puoi capirla ‘sta ghegg. un sacco di gente ci ha cliccato like
sì, bitossi, me ne ha già detto, adesso c’ha sta fissa della cucina, va bene, ci mancherebbe, siano benvenute le passioni sane, su questo mi ripeto ad libitum. ma dicevo, starsene lì, in casa, da solo, a cucinare, in compagnia di una bottiglia di vino e di gente collegata in rete che magari non conosce o che non vede da anni, con la tìvù accesa e come mi ha detto che manco guarda, manco sa da che parte è girata, le serve solo il rumore a far da
beh, doc, metto sul 158, è un canale mus
suvvia bitossi, lasci stare.. mi immagino di vederla lei da una parte che traffica e dall’altra i santa esmeralda, i boomtown rats, gli human league, tenga pure il video girato come vuole. ma anche questa è alienazione bitossi. si sta allontanando dalla realtà, e anche dalla sua rappresentazione, non mi parla più di libri, non mi commenta più fatti, notizie. le sue storie che mi racconta coinvolgono sempre e solo la sua persona, e se ci entra una comparsa, è motivo per dire della sua ecs. cosa crede, crede davvero che lei tornerà, mentre lei è lì che passivo aspetta? le cose si devono prendere, i pesci non entrano nella nassa da soli. come vuole passare i suoi prossimi anni, come la dama del signore di vly, che aspetta che torni il suo uomo morto in battaglia, filando la lana? non sia pigro, impugni il suo destino. deve vivere bitossi, ma non la consideri una condanna, è una possibilità, e lei dispone di tutto ciò di cui bisogna. certo, la colta sensibilità che ha in dote le permette anche di scavare e scovare i giusti alibi, magari si immerge nell’ascolto di i am a rock di simon e garfunkel o cose simili, e si assolve, ma non creda a
oh, certo che non credo a ‘sti qua, non credo a nessuno, manco a loro. figurati doc se credo nelle canzoni.. se guardi a certi tali, sempre a fare i piagnoni per un amore qua e un amore là, poi sempre accompagnati da strafighe e vini nobili in serate di gala per raccogliere fondi per i figli delle vittime di quella guerra civile, sembra che se ne stiano la notte a disperarsi piegati su un tavolo di un bar in chiusura, l’ultimo bicchiere inquinato a metà, il posacenere colmo di cicche puzzolenti, il gestore che ramazza per terra e non bada a te che sei messo così… poi invece hanno macchine e dollari, trombano come ricci e… guarda doc, per come la vedo io, secondo me manco si drogano, fan finta pure di drogarsi. ma davvero ti sembrano dei drogati con quelle facce smaltate e
scusi se sorrido bitossi, ma mi ha fatto venire alla mente mia madre, quando dice che “quelli lì prendono la droga buona”…
uh. ma sai che la mia dice uguale! poi vabbò, parla lei che si caccia giù compresse di diazepam come fossero tictac, se le cala col tavernello, robba pesa doc, pesissima
senta bitossi, visto che c’è rimasto poco tempo… mi dica ancora della corsa di domenica. ovviamente la ragazza non l’ha incontrata e
ragazza? quale ragazza doc?
come quale ragazza! quella del giorno prima! quella della spesa al markettt… markettt.. ‘spetti… romina, market romina, a manoppello…
doc, non so davvero di che parli
sta scherzando bitossi, vero? mi dica che scherza
mo si che sto scherzando, è una ghègg caro il mio superdoc in the sky with diam
avanti bitossi sia serio che c’è rimasto poco tem
ah. sì, ok. allora doc. a manoppello ci sono arrivato, oh son più di dieci chilometri eh, poi c’era da tornare indietro, insomma una mezza maratona, e coi postumi, voglio dire, eh. comunque no, la tipa non s’è vista, non si vedeva gente in giro, erano le 10 e 37, lo diceva un display luminoso, me lo ricordo che poi c’ho scritto su facebook un pensiero di quel momento e un sacco di gente ci ha cliccato like. oh doc, ma quand’è che ti fai il profilo su
lasci stare, se lo scordi
ah. vabbò. allora. ah ecco, prima di fare marciaindrè verso alanno, ho visto che c’era un bar aperto, e sono entrato. c’avevo voglia di un cappuccino, allora ho preso un cappuccino, e mi son messo a sorseggiarlo lento guardando fuori dalla vetrata. sentivo un canto, le voci di un coro ripetuto sempre uguale come un mantra si facevano sempre più forti, mi sono messo sull’entrata aperta del bar, per la strada c’era una processione di hari krishna che cantava hari krishna krishna krishnaaa ari ariiii. li ho guardati ammirato.

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