domenica 11 novembre 2012

calzetti diversi - i curiosi dialoghi tra il dottor strizza c. e il buon cristiano bitossi #7


toc-toc… to-to-toc… to-toc!
à-vàntii bitossiii…
bela doc! sgamato nonostante la variante, diavolaccio
venga bitossi, venga su
hai visto doc, te che dici che dico sempre le stesse baggianate e faccio sempre le stesse cose. sì sì lo so lo so lo affermano in parecchi se non tutti, lo diceva sempre lei, soprattutto. ma sai com’è, repetita juventus, anche se dire juventus dopo quella caspita di inculata al novantatrè mi fa l’effetto di una grigliata di lattosio. su un intollerante al lattosio, of course. ‘sto cazz ‘e pogbà, mannagg isso! comunque doc, lasciamo perdere il calcio che stiamo messi laggiù. invece ti volevo dire di una cosa di ieri. beh, ero in sella alla mountain, di pomeriggio, e sfrecciavo tra brecciarola e chieti scalo, sulla statale. pedalavo che era una meraviglia, c’erano i meganoidi contro daitarn tre all’aipòdd, filavo spinto dal soffio degli dèi. poi, oh, succede che di lato a destra mi esce una tipa usata ma tenuta bene, l’ho vista nitida, stavo per entrarle nel suv. donna sui cinquanta, curata, al volante di un suv, con quella faccia lì, tipo la fornero, c’hai presente, e se non è per un gran colpo di classe che mi consente una virata inventata sul momento per schivare il bisonte quattro ruote, beh, è il pianeta europa tre, con tanti saluti ai ragaz della curva andrea costa. che mi dedicheranno uno striscione al primo match e un lungo coro dopo il minuto di silenzio. e lei che fa? la sosia della fornero, dico. mica si scusa. mica mi guarda come una merda tipo io sono io e te sei un cazzo. mocchè. niente, nessuna delle due, non caga il mondo intero. allora mi si ingrossa il venone e le urlo troiaaa!!!! firmato cristiano bitossi, con tutto il fiato che c’è 
mah.. mica la facevo così greve. questi epiteti.. la pensavo progressista, e invece se ne esce con
mocchè progressista! che so io poi. diciamo che sono pro-grossista. soprattutto sono pro la macelleria bretti di nocciano. vaccaboia, certe bisteccone con l’osso a 11 euri al chilo.. oh son pure parenti di quel bretti, c’hanno tutte quelle foto appese, loro che inamidati sorridono e lui un po’ smaronato. bretti no? quello che cantava una roba sulla vasca, qualcosa del genere. mo vaccaboia doc, la canzone della vasca, oh. ne vogliamo parlare, eh?
no
no?
no, bitossi. enne-o
ah. ok. vaccadunboia doc, mo se sei rigido! ma che te sei magnato.. i fratelli gallagher dopo che non gli hanno dato una pinta al pàbb? vabbò. ma allora, ma poi scusa doc, che ne so di politica, io sono politicamente scorreggio. diciamo che sono per una dettatura militarte. cioè, tra essemmesse e tuittate, non sappiamo più comunicare corretto. torniamo a militare nell’arte del dettato, nelle scuole. ridiamoci un futuro parlando giusto. ma poi, io sarei un finto progressista per aver urlato troia ad una stro.. donna? e allora guccini, che dice bologna busona.. e vasco, che canta proprio troia.. e pure negro! nella stessa frase! cazzo, se diceva pure frocio sai che tripletta, e si portava il pallone alla casa. ah ma lui no non è omofobo e razzista, è vasco. loro possono dire troia negro frocio, sono artisti, son poeti, capiamoli. io invece mica son poeta, manco un po’, manco un po’, eta.
sì ssì bitossi, giochi con le parole, se si diverte a pigliar per il culo. ma lei pensa di fregare il mondo con l’eloquenza. chi pensa di essere? bergonzoni? lasci stare. sinceramente dalla sua presunzione, mi aspettavo argomentazione più alta. troppo facile così contrastarla in una disputa dialettica, bitossi. vede, eccezioni escluse, in linea di massima, un conto è la canzone, la poesia, contesto nel quale chi enuncia arriva ad estraniarsi, a sceneggiare un pensiero che non necessariamente è il suo, a parlare in terza persona magari, rappresentando una realtà giocoforza inconfutabile, moralmente, seppur guardata con la soggettività di chi fa, virgolette, arte. o magari manifesta il pensiero sempre di altro, ma in prima persona. o di se stesso anche, ma distorcendo ben oltre l’enfasi il proprio personaggio. ci sono infinite possibilità, e per chi usufruisce dell’arte non è dato sapersi. ma lei bitossi, se urla, ehm, troia, con l’intento di offendere, è ovvio che per lei troia è una offesa, è ben oltre il sillogismo, siamo oltre l’equivalenza ics uguale ics, questo è essere grevi, oltreché preconcettuali. via bitossi, se diventa così facile, ci perdo gusto...
movaccaboia doc cosa hai mangiato a pranzo? un panino alla leonessa mestruata? ah, vabbò, altra uscita omofoba. no dai però mi piace questa tua schiettezza. di solito sfuggo alla sincera franchezza nel dibattere, a volte la sento come sfacciata offesa presa da dietro. meglio una cordiale rassicurante ipocrisia. ma da te.. sento che è diverso con te
ah. fa piacere che apprezzi la mia franchezza. sono franco, bitossi
ma bela doc che mi spara le battutone manco fossi me
eh. mi consentirà anche a me, ogni tanto
ahivoglia doc. ma lo vedi che c’è empatia, simpatia, daibèn che una sera si va da pollant che ci abbottiamo di ravioloni e poi si va da robbè per quella genziana
no, bitossi. e manco mi metto su feisbùcc. e con questo abbiamo esplicato le solite inevitabili formalità
vaccaboia doc sei di coccia dura come un abruzzese di padre sardo e madre… sarda. comunque, se proprio lo vuoi sapere, e se non, lo dico lo stesso, a me certi termini edulcorati, tipo ripuliti, mi fanno come prendere gol da lorolà al novantatrè. perché pulire, ripulire.. che c’è di sporco, in una troia. niente. per me dire troia, puttana… non è come… sì, so, in quel contingente. però che cazzo, vogliamo fare un processo alla perdita di controllo nel momento in cui tutta ‘sta cazzo di vita mi passa via. che poi doc, te mica ti ricordi che canzone, l’ultima che t’ho detto, voglio dire, per il saluto finale..
beh, segnata l’ho segnata. posso andare a cercare, ma non mi pare cosa
no ma infatti.
ah. mi pare fosse tiziano ferro. dico bene?
giaààà doc! troppo buono
in che senso?
troppo buono, il titolo della song
ah. ho capito. comunque sia, pure ‘sta cosa del funerale, immaginarlo come una processione per le vie del centro di bologna, un corteo, folla immensa, scena da film con colonna sonora.. bitossi, lei pretende di vivere da solo lontano da affetti e interrelazioni sociali, per poi esigere tutto e tutti da morto. sarebbe meglio il contrario? a vivere soli, si finisce soli, bitossi
sì, forse. ma comunque. ‘sta cosa che per poco davvero ci rimango secco, è che ‘sta cosa mi ha fatto pensare, ma tutto è svanito rapido. cioè, spiego. la sera stessa mi sono abbottato di salsicce e patate e ho aperto quella bottiglia che tenevo via. malverno, doc. malverno di orsogna. vaccaboia, il malverno. vabbò, poi mi sono proposto che avrei voltato pagina, che mi sarei liberato delle ossessioni, quella del peso, quella di lei.. e invece poco prima del sanrais, dopo la solita notte a cazzo, alle sei ero già fuori a correre, nel freddo e nel buio, che mi ero pesato ed ero settantuno punto due chili, quindi due etti oltre il rèngg sessantanove-settantuno che non posso sforare. e correndo, cominciava a fare luce, mi son messo a pensare a lei e mi è venuto da piangere su un pezzo di.. ‘spetta che te lo dico che pezzo era, mo non mi viene. niente, ehavabbò, poi se mi viene te lo dico. il punto è che, vedi doc, a me ‘sta vita poi mica mi schifa. se guardo indietro, un mese, due, tre mesi fa, mi viene da sorridere, avverto quel brivido che traduce un tenero sentimento di volermi bene, ripensando il recente appena dietro. e so che il prossimo mese, tra due, e via in avanti, non mi discosterò. se c’è una frase che mi manda in bestia, è quando mi si dice che devo rifarmi una vita. devi rifarti una vita, devi rifarti una vita, gnee gnee gneeh… che, non può dirsi vita, questa mia? poi, come se non ci avessi riprovato a relazionarmi dopo di lei, tu sai. è matematico che se indossi due calzetti diversi, dovrai indossarli diversi una seconda volta, per metterti in pari
che è ‘sta storia dei calzetti diversi? bella, sa? acuta. chi l’ha detta?
io doc. adesso
è sua? davvero? molto acuta, sì. gliela scippo, a memoria futura
oh, un complimento. vaccaboia doc mi sa che hai digerito il giaguaro pederasta che s’è auto inculato, che se dico giraffa storpia poi magari mi si offende..
eh com’è suscettibile bitossi.. solo poco fa diceva di apprezzare la mia netta disambiguità
c’ho un carattere di merda, eh doc? pensi che è per questo che lei.. sono nove anni oggi doc. è il due novembre. lo sai che giorno è per me il due novembre, eh doc. mica son tutti uguali i giorni. il due novembre, per me, è più uguale degli altri. è il giorno che lei.. mi disse non ti amo più doc, proprio così, mi guardò negli occhi, e mi disse mi spiace, ma io non ti amo più. avevamo la più grande storia d’amore, l’avevamo buttata nel contenitore dell’indifferenziata.
eravamo diventati due calzetti diversi

2 commenti:

  1. "vaccaboia" finora non l'avevamo mai letto/sentito come commento sul nostro Malverno. Vogliamo prenderlo come simpatico quanto ermetico complimento!
    Tanti saluti dalla Cantina Orsogna
    https://www.facebook.com/cantinaorsogna

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  2. è il mio vino preferito. quello che stappo nei momenti che contano. e anche quando non contano. fate anche un gran pecorino poi. complimenti a voi, pregevole cantina, presto passo a caricare il baule

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