capita a volte che mi doccio al piano sopra, e mi soffermo
in terrazza a scrutare lontano le vette che abbiamo qua. e cazzo quanto vorrei
vedere il mio ghigno perfido e bastardo, nel meditare che, poche ore prima, si
era lassù a martellare sui pedali come un kerouac i tastilettere di un romanzo beatnik. oggi
gran pedalata, liscia come il primo bicchiere di malverno, generosa come chi ti
colma il bicchiere e ti offre pane e porchetta, a 1600 metri sopra lassù, in un
momento che ti avvicina all’essenza, all’assenza, all’assenzio, insomma,
all’oblio. noi siamo di alanno e ce piace de magnà e bevee e fortissimo
pedaliam
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