mercoledì 30 maggio 2012

verso scanno


il mio personalissimo debutto nella polisportiva 95

le catene lubrificate a dovere scorrono sui rocchetti in un concerto di cri cri come grilli di campagna cuando calienta el sol. il tuo procedere produce invece sonorità fuori dallo spartito, con quel loop futuristico di gnik gnak che sa un po’ si scopata estiva nel pomeriggio, stanca e annoiata. quando la strada d’improvviso va in su, qualcuno del gruppo si alza dritto sui pedali, i rapporti scattano in rapidi armoniosi cic-ciac. e il tuo cambio fa invece tra-tra-tlak! la strada è il pentagramma, e voi siete le note. tu sei quella stonata che distinguibile emerge dal coro. che per quanto ci provi, che per quanto ti ci metti d’ingegno, c’è sempre qualcosa che ti pone sotto una luce diversa. ma gli eventi ti hanno insegnato che in tutte le cose ci vuole una bella dose di pazienza e quanto basta di disciplina, se per il caso non sei venuto al mondo con un particolare talento. e allora sei andato a letto presto, la sera prima. dopo che hai cenato frugale con uno spaghetto pomodoro e basilico un paio di bicchierotti no more. hai preparato tutto con cura e dovizia, hai considerato ogni singolo dettaglio, hai fatto fare al mezzo meccanico un tagliando e compilato liste di cose da fare e da ricordare, che questa prima assoluta, a discapito di quest’età e per quello che poi dovrebbe contare a prescindere, ti agita le ore che precedono la sortita.
alanno-scanno, col gruppo ciclistico del paese. tutto inizia quando quella sera di una settimana prima pedali nell’uscita serale pre-cena. ti si affianca una macchina, dal finestrino abbassato esce la coccia del buon ezio che ti dice “oh, ti vedo sempre in bici. perché non te ne vieni con noi, domenica prossima?” vi fermate di lato la strada e tu ti sorreggi appoggiando la mano destra all’auto, rimanendo malfermo sui pedali. “andiamo a scanno, un bel gruppetto di qua, con la bici. poi mangiamo su che le famiglie salgono prima a preparare tavolata e griglie e tutto quanto insomma. se ti va ti puoi aggregare”
“ok” dici. “mi farebbe molto piacere”
“bene. oh, poi se c’haiii..”
“io sono anche la mia famiglia”
“vabbò, ma possono anche ven…”
“e non ho amici”
tagli corto. tanto si sa già tutto di tutti, cosa vuoi mai parlamentare vè.
disciplina e rigore, ma è quella voglia di rivalsa che ti detta di non mollare mai, soprattutto quando da prima di anversa degli abruzzi e fino all’ultimo 75esimo km la strada si inerpica pendente. e tu pensi a certi pezzi rock, e se cali il numero di giripedale ti dai il ritmo con i blur di girls and boys
girls
who are boys
who like boys
to be girls
who do boys
like they’re girls
who do girls
like they’re boys
e poi maledici newton, e poi ti ripeti che cazzo, tu sei quello che quel giorno ha preso 30 e lode in organica II, tu ce la puoi fare
e l’arrivo insieme al lago, una coda di biciclette che si snoda sinusoide nella pineta tra i brà-vi brà-vi di mezzo paese in trasferta, e l’inevitabile (god bless you, abruzzo) mangiata tipo fatica obelixiana con quelle ottanta persone che ti upgradano piatto e bicchiere tra un infinitesimo temporale e l’altro
no no bona bona lè..
maddai che sei lungo, mangia mangia, ce n’è del posto…
ti lasci alle spalle il paese reso eterno dagli scatti dei grandi henri cartier-bresson, giacomelli, giovanni bucci. al rientro, benché già di sera, c’è ancora afa e canicola ad accoglierti.
nient’altro.
nient’altra.
ma ce l’hai fatta.
ancora una volta.

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