martedì 8 maggio 2012

sesso e volentieri

era aprile era maggio era chi lo sa.
ebbene sì, quella sera, quella notte per la verità, non avevo scampo. la volta prima mi ero defilato dall’obbligo amoroso con una banale scusa, tipo credimi ma non mi sento bene, ultimamente il lavoro mi sta uccidendo, sarà colpa della stanchezza, non sono mica più un ragazzino. o qualcosa del genere insomma. dunque il jolly me lo ero già giocato. eravamo al terzo appuntamento con la peggy sue. la prima volta, cena e poi ognuno a casa sua lasciandoci con sguardi complici ma senza che succedesse alcunchè. la seconda volta cena poi pub e tour a piedi nella notte bolognese con bacio fatale e sù a casa sua a fare qualcosina prima della ritirata strategica. poi terzo appuntamento da non so come ci potevamo considerare e alle due della notte ancora per la seconda volta nel suo appartamento con le spalle al muro ‘stavolta. vado un attimo in bagno, dissi nel liberarmi dalle sue mani e dai suoi occhi imploranti che mi inchiodavano alla croce. mi guardai allo specchio. beh, pare che s’ha da fare. mi tirai fuori la catenina e sfilai il dolore che ancora mi ostinavo (e mi ostino. perchè? non lo so) a portare al collo. sarebbe stato un po’ imbarazzante.
chi? loveofmylife? ma chi la vede più….
(vero)
ma chi ci pensa più…
(falso).
ok. quale diamine era il problema. peggy sue non era per niente male. affatto. anzi in tempi non sospetti mi ci ero pure crogiolato nell’ispirami per il fai-da-te. un seno che... o mio dio che tette peggy sue! enormi! e in ottima forma, se capite cosa voglio dire. eppure capivo che c’era qualcosa che non andava. forse mi inibiva quell’alone di angoscia che si portava dietro, quel suo sorridere che nascondeva milioni di malinconie, o forse non so veramente dirvi cosa. ma non avvertivo desiderio alcuno, e mi guardavo allo specchio dicendomi ma chi te lo ha fatto fare a cacciarti in ‘sta dunkerque. beh, oramai c’ero dentro tutto. niente, nessun segnale. e dire che nelle ultime avventure amorose tutto era andato liscio. beh parlo di due diverse storie. con due giovini ragazzuole fidanzate ma che vallo a capire si erano invaghite del me medesimo. che diavole che erano. in entrambi i casi mi veniva l’erezione solo a incontrarci per i corridoi al lavoro. che esplosione di erotismo con la prima! mammamia che cinema a colori! poi un bel di’ se ne era andata via ma a ruota era arrivata la seconda, maggy mae. ussignur maggy. praticamente mi faceva stare in stato di eccitazione perenne. mi farai venire l’orchite, mag, le dicevo. perchè c’erano dei giorni che non si prestava. altri invece sì. decideva tutto lei, io ero un elettrone spaiato e lei no. dettava tempi, luoghi, ritmi. un inferno. e sempre con il pene in erezione. pure la mattina presto, quando arrivavamo al lavoro prima di tutti gli altri e lei mi dava subito il primo bacio. sapeva un po’ di dentifricio, un po’ di caffè, e con una spruzzatina di alitosi mattutina che mi eccitava pure quella e via che il boy si impennava.
dai maggy andiamo nello stanzino.
no mo no.
soccia mi fai venire l’orchite.
ridimmi soccia dai ridimmi soccia.
soccia....
hi hi hi mi piace troppo quando dici soccia hi hi hi adesso dimmi grassie dai dimmi grassie
‘sta cosa dell’accento mi faceva venire l’orchite bis.
ma torniamo a quella sera. cosa diamine mi era preso. forse il fatto che peggy sue fosse un’anima sola come la mia forse in cerca di rimettere certe cose in carreggiata prima che il tramonto della fertilità prendesse il sopravvento, forse quella sensazione che mi dava di ricerca della felicità a tutti i costi... boh. no non funzionava su di me. e poi vedermi un letto vero, mica auto o stanzini segreti sul posto di lavoro, e poi le ciabatte, e poi appoggia pure le tue cose dove vuoi. oh my god!
tutto si complicò quando poi tirò fuori dal cassetto un preservativo.
ah maledetta! lo sapevi allora! mi hai teso una trappola fin dall’inizio. che ci fanno se no quei preservativi nel cassetto!
comunque. punto primo e ultimo. erano forse diecianni che non usavo un preservativo. con loveofmylife era normale senza. con le fanciulle invece si era dei matti spensierati e nient’altro. lei mi guardava meravigliata nel mentre cercavo di barcamenarmi col coso.
ohi, ma l’avrai usato già il preservativo in vita tua...
beh, devo dirti che sono un po’ di anni che non c’ho più avuto a che fare con ‘sta roba. ohi, non che non abbia praticato eh! voglio dire che...
e intanto avevo già perso quel minimo di condizione erettile per infilare il guanto
lo sapevo.. lo sapevoooooooohhhhh
la prima fu una tragedia da novizio. una fatica di mezz’ora per raggiungere lo stato di penetrazione e un minuto per raggiungere l’orgasmo. che figguremmerd!
dai stai tranquillo. se stai tranquillo vedrai che adesso va meglio.
eh! una parola. facile per te..... sempre facile per voi...
poi le cose andarono effettivamente meglio. ne feci altre due degne di tali e poi con l’alba del nuovo giorno me ne scappai lesto.
ma dai rimani. dormi qua dai. c’ho pure uno spazzolino nuovo per te....
ehhhhhh?!
arrivato a casa, a casa mia, aperta la porta mi imbattei in ursus in mutande e canotta che si dirigeva verso il cesso. mi scannerizzò da cima a fondo con gli occhi semiaperti, disse cazzo che brutto che sei, si diede una sgrullata ai maroni, piegò leggermente sulle ginocchia e mollò una scureggia sciacquarella. scesi le scale di sotto, spensi il cellulare, tirai fuori dal frigo una tuborg, tirai la linguetta e mi accesi una paglia. diedi giusto due sorsate, buttai la paglia a due terzi,  e dopo che ursus se ne fu tornato nel suo loculo mi cacciai sotto la doccia. ossignur quanto mi sentivo laido. come se avessi effettivamente tradito. ma tradito chi? forse il me medesimo. forse la lei stessa con cui mi ero tristemente unito. ci sono rimasto un’ora sotto la doccia. avrò fatto cinque passate di bagnoschiuma. restai immobile minuti con lo spruzzo dritto sul viso con le mani dietro la schiena. il lavaggio del redento.
mi infilai nel letto.

quante ne avevo sentite
ohi, va la’ va la’... si chiude una porta e si apre un portone
va la’ va la’..... il mare è pieno di pesci
cazzate.

da allora non ho più tolto spazio alle lacrime e al dolore. mai più palliativi. mai più placebi. solo io con le mie maledette recriminazioni. ogni minuto della mia esistenza nella consapevolezza che altro mi rimane che resistere.
sarà per questo che io non dormo.
io non dormo, la notte.

1 commento:

  1. anche a me è successa una cosa simile di recente..e guarda che anche per una donna non è cosi facile..macche è vero che noi non dobbiamo attivarci ,no..pero se si rimane asciutte come il deserto non è il massimo neper noi in primis ne per chi deve passarci da quel deserto..eh..e non sapevo come uscirne..allora ho finto di addomermentarmi li durante..sicche ne sono uscita per forza..che strazio

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