lunedì 7 maggio 2012

col seno di poi



non è certo per il caso che, condizione più unica che rara e mi si passi l’eufemismo, il ritrovarsi le bollette nella buchetta della posta sia motivo di letizia, un solletico del cuore e dell’anima ed anche un po’ più giù. certo non è mai stato troppo in bolla con la testa, il buon mirco valdo, uno di quelli che c’hanno bronze di scoiattolo al posto delle sinapsi. ma bisogna riconoscere che stavolta l’anomalia trova infine un suo fondamento anzi due: i seni più grandi del mondo della postiera delle poste centrali. e mirco valdo quando gli arrivano le bollette è felice. e poiché ne arrivano poche, ha pure fatto un’adozione a distanza per avere la possibilità di recarsi a pagare il bollettino per quella volta in più.
sono le bronze degli scoiattoli tra i neuroni, c’avete presente?
vabbò.
dunque quando si trova in posta il brav’uomo una volta staccato il tagliandino col numero comincia a fare calcoli probabilistici sulla auspicata eventualità di finire sotto la postiera dai seni enormi. a volte gli va bene. a volte male. a volte 50 e 50, nel senso che capita da una delle altre che non è la lei dai seni  enormi ma è comunque di molto bella. e il mirco vù pensa che seni enormi si stia rodendo il fegato dalla gelosia.
veniamo all’ultima volta che il nostro va alle poste centrali per regolare i conti della luce. pazientemente varca le due porte a vetro scorrevoli, e subito i suoi occhi si mettono alla ricerca spasmodica di esse e. eccola lì, con un vestitino leggero tipo da andare in spiaggia, magra col viso scavato, una specie di morticia però coi capelli castano chiaro e gli occhi verdi e i seni enormi. emme-vù strappa il bigliettino della tombola. sarà il numero magico? ma è ora di non-punta, c’è poca gente, forse stavolta non è solo questione di fato, una elaborazione matematica si può fare. oppure senza tanti fronzoli si potrebbero aumentare semplicemente le probabilità. ecco che allora mirco valdo aspetta che giungano altri clienti e a breve cadenza tra l’uno e l’altro si appropria di altri due tagliandini. e così fanno tre. il suo primo numero si illumina e fa quel sibilante biip che significa speranza ma ahilui capita nel posto sbagliato, e dunque illo guarda il soffitto e fa finta di niente. poi viene l’ora del secondo numero, ancora cilecca, e di nuovo a fissare i mattoni. ma si accorge che lo guardano strano, non sono in tanti e si sono accorti che lui è arrivato prima di altri. ha come il sentore che qualche avventore cagacazzo o peggio una delle postiere gli stia per chiedere spiegazioni. dunque quando le lucine rosse accendono il terzo numero ancora una volta sul lato buio della luna (un po’ come fare zero al totocalcio) gli tocca giocoforza andare lì. non è giornata, evidentemente.
‘giorno.. dice mirco valdo alla postiera qualunque (manco l’altra bella con cui farla ingelosire accidenti) le allunga il cedolino e dice pago col bancomat. dice sempre pago col bancomat prima che l’altra/o inizi le operazioni. una volta si prese una cazziata per non averlo fatto. la tizia gli spiegò una serie di ragioni per cui si deve dirlo subito, che lui poi non percepì e forse in quel momento gli scoiattoli avevano preso freddo al pancino.
vabbò, uno dei motivi era quello che magari in quella postazione non funziona il bancomat. perché gente, questo-è-quello-che-stavolta-succede!
oooh bravo che me lo ha detto subito oooh guardi il bancomat non funziona da me oooh senta le dispiace passare dalla collega che è libera senza dover rifare la fila? ci mancherebbe. ne ha già fatte tre! ma ne è valsa la pena, che quella collega in questione è lei, la postiera dai seni enormi.
mirco valdo si avvicina esitante alla postazione della lei, le gambe gli tremano un po’. dalla bocca gli esce un buongiorno che ci vorrebbero i sottotitoli, ma lei non ci fa caso.
a 45 gradi appoggiato col gomito sul banco, l’altra mano sul fianco, e le gambe incrociate sotto, a metà strada tra baudelaire e fonzie, egli sta.

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